La denuncia: «Venne ricoverato in stato confusionale
Lasciò la sua camera a Baggiovara e fece pure l’autostop»
«Anche mio padre
poteva finire
come Primo Zanoli»
di Marco Pederzoli «Anche mio padre si allontanò dall’ospedale di Baggiovara senza che nessuno lo notasse e, dopo avere raggiunto il centro città, fu riportato solo dopo diverse ore al nosocomio dalla polizia». È questo quanto ha riferito ieri alla Gazzetta di Modena Roberta Mazzi, la quale dopo essere venuta a conoscenza del vicenda del castelnovese Primo Zanoli, il 64enne scomparso di notte e ritrovato dopo 34 mesi in un vano tecnico dello stesso ospedale modenese, ora racconta la sua storia, dagli esiti differenti da quelli di Zanoli, ma senz’altro paragonabili nella dinamica iniziale. «Nel maggio 2010 - racconta la modenese Roberta Mazzi - mio padre Umberto, allora 86enne e già affetto da Alzheimer, venne ricoverato d’urgenza all’ospedale di Baggiovara per un’emorragia cerebrale, o più precisamente un ematoma sottodurale, per il quale fu operato d’urgenza. L’operazione andò bene e, dopo un paio di settimane, mio padre era già in grado di alzarsi in piedi, anche se erano già frequenti in lui episodi di stato confusionale, dovuti appunto all’Alzheimer». «Ebbene - continua Roberta Mazzi - verso fine maggio succede che esce dall’ospedale e, secondo quanto abbiamo potuto ricostruire a posteriori, ha fatto un paio di autostop sulla via Giardini, prima di raggiungere via Pagani, dove abitava un tempo. Il morbo di Alzheimer infatti, che gli faceva ricordare episodi della sua vita più remota rispetto a quelli della vita più recente, lo aveva condotto nella strada dove aveva vissuto da giovane». «Fortunatamente, intervennero a soccorrerlo due poliziotti, che dopo alcune ricerche negli ospedali della città lo ricondussero all’ospedale di Baggiovara, dove in teoria avrebbe dovuto rimanere ricoverato». «Mi telefonò poi l’ospedale, per dirmi che mio padre era stato riportato in reparto, quando io non sapevo naturalmente che era sparito. Ora - prosegue la Mazzi - quell’episodio, solo per un caso fortuito, non ebbe conseguenze; mio padre è infatti morto lo scorso anno. Non avevo ancora pensato di avviare una causa contro l’ospedale di Baggiovara, ma dopo l’episodio che, pochi mesi dopo mio padre, è capitato al signor Zanoli, senz’altro adesso valuterò la possibilità di adire le vie legali. Attualmente, ho già contattato il mio avvocato per studiare la pratica e sono disponibile anche a mettermi in contatto con la famiglia Zanoli, per studiare eventualmente una strategia comune». Su questo caso è intervenuto anche Bruno Rinaldi, candidato consigliere alla Regione nelle fila della lista Ncd-Udc, commentando: «Un caso di questo tipo è grave, due casi sono intollerabili. Nel caso di Umberto Mazzi è stata evitata la sorte del signor Zanoli solo per una fortunata serie di coincidenze. Ritengo grave che, all’epoca dei fatti, non fossero posti in essere gli adeguati controlli per evitare la fuoriuscita di pazienti senza capacità di intendere e volere». «Sarebbe bene che l'autorità ospedaliera - conclude il consigliere regionale Bruno Rinaldi - invece di avventurarsi in rimpalli di responsabilità, fornisse per trasparenza i dati sul numero di pazienti scappati. Tutto questo - conclude Rinaldi - va meglio a definire una quadro della sanità modenese che, anche per tanti altri motivi, è sconfortante».
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Caso Zanoli, Il magistrato fa eseguire controlli sul punto di caduta nell’ala vuota
Baggiovara, nuovi sopralluoghi
Caso Zanoli: il sostituto procuratore Luca Guerzoni sta studiando i primi rapporti arrivati dai sopralluoghi della polizia sul punto di caduta dell'agricoltore 64enne di Castelnuovo. Si tratta del varco al secondo piano dell'ala inutilizzata di Baggiovara: è un dato ormai assodato. Sul posto sono tornati agenti della Scientifica e anche un funzionario della Medicina del Lavoro che hanno studiato quel punto non frequentato dell'ospedale. La planimetria cercata dalla Squadra mobile della Questura potrà dare una spiegazione esatta del possibile percorso fatto da Zanoli nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2011: dalla camera nella quale era degente fino al punto di caduta che, dopo un volo di dieci metri, lo ha chiuso nel cubicolo dell'aerazione adiacente alle Camere ardenti, il punto in cui è morto ed è stato trovato giovedì scorso, 34 mesi dopo la scomparsa. Se pare altamente improbabile che Zanoli sia uscito e rientrato dalla struttura ospedaliera - era in camice e fuori quella notte c'erano 6 gradi sotto zero - più probabile pare invece che dal terzo piano dove si trovava sia sceso entrando in quell'ala, anche se il portone di accesso non è così vicino al varco non protetto della caduta. Proprio lo stato di quella zona abbandonata pare un aspetto complesso da risolvere in tempi brevi, perché bisogna capire se in quel momento c'era qualche attività cantieristica o ci lavorasse qualche ditta impiantistica, dato che in quel periodo in tutto l'ospedale erano in coso lavori di varia natura. Quindi, per gli avvisi di garanzia, anche se i tempi saranno brevi, bisognerà attendere che questi aspetti siano chiariti. Dopodiché gli indagati potranno nominare difensori e consulenti e si potrà passare alla fase dell'autopsia. Intanto si attende l'esito dell'analisi comparata del Dna dalla Medicina legale. Carlo Gregori